Riccardo Cucchi va in pensione, ultimo simbolo di un giornalismo estinto

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Una delle voci più simboliche del nostro calcio va in pensione. Riccardo Cucchi, radiocronista dello storico programma “Tutto il calcio minuto per minuto“, domenica, ha raccontato la sua ultima partita. Inter-Empoli è stato il suo “match d’addio”. San Siro l’ha salutato con uno striscione: una vera e propria dichiarazione d’amore come ringraziamento per le emozioni che ha fatto provare a tutti gli appassionati di questo sport.

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Cucchi è stato un simbolo. Non solo per i tifosi, ma anche per gli aspiranti giornalisti che hanno trovato in lui un esempio. Uno stile asciutto, capace, senza paroloni sofisticati, di far venire i brividi sulla schiena con il suo classicissimo “reteeee!”.

Dopo il fischio finale di Inter-Empoli, la voce storica di “Tutto il calcio minuto per minuto” comunica il risultato finale della partita e ringrazia, con voce commossa, chi lo ha seguito in questo suo percorso. Ai microfoni della Rai, poi, svela la sua squadra del cuore: “Ora posso dirlo, tifo Lazio. Ma ho sempre cercato di trattare i bianco-celesti con estrema imparzialità”. Un tifo ben celato e mai sospettabile, grazie alla sua spiccata professionalità.

Una volta c’era la rimessa laterale e non la “touche”. C’era il “quasi gol” e non esisteva il “gol fantasma”. C’erano “palombelle” e non “lob”. C’era un Cibali clamoroso, e zero “game over al San Siro”. Il triplice fischio metteva “fine alle ostilità” e non mandava a “prendere un the caldo”. “Compagine nemica” e non “team avversario”, a far capire meglio che quella in campo è una guerra con dei cuori in ballo e non solo “il nostro gioco”. Il “cannoniere” e non il pluriusato “bomber”, ma, nel caso in cui fossi stato un bomber, lo saresti stato solamente per meriti sportivi. Ancor prima c’era il “traversone” e non la “sciabolata morbida”. La “veronica” e non la “ruleta”. La “carambola” e non il “flipper”. La “zona Cesarini” e non il “fotofinish”.

Ricordi di uno stile radiocronistico – o telecronistico – ormai cambiato del tutto, lasciando spazio ad una telecronaca moderna, romanzata, ricca di aneddoti e culturalmente uniformata nella sua terminologia. Espedienti volti a coinvolgere il più possibile lo spettatore, quando, forse, la referenzialità non attira più. Cucchi è uno dei massimi esponenti italiani di quello stile di giornalismo semplice ma mai banale.

Ci sono voci indimenticabili, che riconosceremmo sempre, e sonorità che faranno venire sempre i brividi. Tipo Riccardo Cucchi e la sigla di “Tutto il calcio minuto per minuto”.

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