Tumore al rene, poca prevenzione: 7 mila diagnosi “casuali” l’anno

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Ieri si è celebrata in tutto il mondo la Giornata Mondiale contro il tumore del rene, un momento importante per aumentare la consapevolezza su una malattia che se individuata in fase iniziale ha possibilità di guarigione superiori al 50 per cento.

Settemila diagnosi casuali

Ogni anno in Italia quasi 7 mila persone scoprono per caso di avere un tumore del rene: il 60% delle nuove diagnosi avviene infatti grazie a controlli eseguiti per altri motivi.

 

«La Giornata Mondiale è un’occasione per ridurre i confini e migliorare la collaborazione tra associazioni dei pazienti, società scientifiche dei medici ed istituzioni a livello globale», ha affermato Elisabetta Iannelli, segretario generale della Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO). «Vogliamo sensibilizzare la comunità intera su un tema ancora oggi poco discusso e rispondere alle domande che potranno fare la differenza per i pazienti di tutto il mondo. L’obiettivo è avviare un processo di sensibilizzazione globale e locale sulle regole della prevenzione, sui sintomi e sui fattori di rischio del tumore del rene», ha aggiunto Iannelli.

L’incidenza della malattia e gli stili di vita

Nel 2016 in Italia sono stati registrati 11.400 nuovi casi di tumore del rene, in tutto il mondo ogni anno se ne stimano circa 338 mila e si prevede un aumento consistente delle diagnosi nei prossimi anni.

Si tratta di un tumore che risente molto degli stili di vita: Il fumo di sigaretta aumenta del 54% le probabilità di sviluppare la malattia fra gli uomini e del 22% fra le donne. Un ruolo particolare è attribuito al sovrappeso, a cui va ricondotto il 25% delle diagnosi. Un dato preoccupante se consideriamo che il 45% degli italiani over 18 è in eccesso di peso. È stato stimato un incremento del rischio pari al 24% negli uomini e al 34% nelle donne per ogni aumento di 5 punti dell’indice di massa corporea. Anche l’ipertensione arteriosa è un fattore di rischio ed è associata a un incremento del 60% delle probabilità rispetto ai normotesi. Per questo è importante trasmettere ai cittadini i messaggi della prevenzione.

La sopravvivenza alla malattia

La sopravvivenza a 5 anni in Italia è pari al 71% (70% uomini e 72% donne), statisticamente più elevata della media europea (60,6%) e del Nord Europa (55,8%). Va considerato che circa un quarto dei pazienti, anche se operati in maniera radicale, va incontro a recidiva.
Nel 2016 lo scenario terapeutico europeo si è arricchito di nuove molecole con meccanismi d’azione diversi. Da un lato l’immunoterapia e dall’altro i nuovi inibitori tirosin-chinasici fra i quali il cabozantinib, che ha evidenziato miglioramenti clinicamente significativi in uno studio di fase 3 nei parametri di efficacia più importanti: sopravvivenza globale, progressione libera da malattia e tasso di risposta obiettiva.

 

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