Esercizio fisico: un alleato contro il declino cognitivo nei pazienti con Parkinson.

Esercizio fisico: un alleato contro il declino cognitivo nei pazienti con Parkinson.

Esercizio fisico: un alleato contro il declino cognitivo nei pazienti con Parkinson.

Rivoluzione nella Cura del Parkinson: Il Progetto MOVE-BRAIN-PD

ROMA – L’ospedale Policlinico Universitario Agostino Gemelli è un faro di ricerca e innovazione nel campo delle neuroscienze. Un dato preoccupante emerge: circa il 25% dei pazienti affetti da malattia di Parkinson presenta segni di lieve deterioramento cognitivo nelle fasi iniziali della malattia. Con il tempo, questa condizione può evolvere, portando a una vera e propria demenza. Attualmente, le opzioni terapeutiche in grado di prevenire questa progressione sono limitate. La domanda quindi è: come possiamo migliorare la qualità della vita di queste persone? Le ricerche suggeriscono che stili di vita sani, inclusa l’attività fisica regolare, possono avere un ruolo cruciale nel mantenere le funzioni cognitive e nel rallentare l’invecchiamento del cervello.

Il Ruolo Cruciale dell’Attività Fisica

La Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS ha recentemente avviato un programma innovativo chiamato MOVE-BRAIN-PD, il cui obiettivo è dimostrare il legame positivo tra attività fisica aerobica e miglioramento delle funzioni cognitive nei pazienti affetti da Parkinson. Questo progetto, finanziato attraverso il bando ERA4Health, è sotto la direzione del Professor Paolo Calabresi, che guida il team di neurologia della fondazione.

Grazie a una rete di esperti internazionali, il progetto coinvolge anche specialisti provenienti da Romania e Germania, riconoscendo l’importanza di un approccio multidisciplinare per affrontare una malattia complessa come il Parkinson. L’incontro di avvio del progetto, tenutosi lo scorso 19 settembre, ha sottolineato l’intenzione di unire forze e competenze per ottenere risultati che possano avere un impatto significativo sulla vita dei pazienti.

MOVE-BRAIN-PD si concentrerà sull’implementazione di un programma di allenamento aerobico domiciliare, monitorato mediante tecnologie innovative. L’obiettivo è valutare non solo l’impatto della forma fisica sulle funzioni cognitive, ma anche i sintomi motori nei pazienti con lieve compromissione cognitiva associata alla malattia di Parkinson (PD-MCI).

Il progetto prevede che i partecipanti si allenino almeno due volte alla settimana per un anno. Gli scienziati interesseranno anche biomarcatori di infiammazione e neurodegenerazione tramite analisi del sangue, al fine di comprendere meglio i meccanismi biologici alla base degli effetti benefici dell’attività fisica.

“Dimostrare che le persone con malattia di Parkinson possono attivamente influenzare il proprio percorso di cura è fondamentale. I risultati di questo progetto offriranno spunti per comunicazioni nazionali e strategie di sensibilizzazione che potrebbero rivoluzionare la gestione della malattia,” afferma il Professor Calabresi.

La ricerca in questo campo è sostenuta da una solida base di evidenze scientifiche. Le pratiche di esercizio fisico hanno già dimostrato di avere effetti positivi su diverse condizioni neurologiche. In particolare, l’attività aerobica appare capace di migliorare non solo il benessere fisico, ma anche quello mentale, proponendosi come una “medicina” naturale.

Forti del supporto di istituzioni scientifiche e sanitarie, MOVE-BRAIN-PD potrebbe rappresentare un importante spunto di riflessione per impostare interventi mirati nella comunità. Infografica e materiali educativi personalizzati verranno sviluppati per garantire un’adeguata adesione ai programmi di esercizio, favorendo stili di vita più sani e attivi.

In questo contesto, l’impegno a monitorare l’efficacia delle attività proposte diventa essenziale. Gli scienziati non solo analizzeranno i dati relativi al miglioramento delle funzioni cognitive e motorie, ma si impegneranno a capire quali fattori rendono questa adesione più o meno sostenibile nel lungo termine.

Il riscontro di questa ricerca potrebbe fare la differenza per molti pazienti e le loro famiglie, cambiando la percezione della malattia di Parkinson da una condizione di passività a una di attiva partecipazione e intervento.

Visto il potenziale della ricerca, è fondamentale che la comunità scientifica e le istituzioni sostengano progetti come MOVE-BRAIN-PD, per garantire che le scoperte raggiungano chi ne ha più bisogno. La capacità di modificare la traiettoria di una malattia così complessa promette di offrire nuove speranze a migliaia di persone.

Per ulteriori dettagli e aggiornamenti sul progetto, si consiglia di consultare fonti ufficiali come ERA4Health e il sito della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli.

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