Mangia sei etti di cibo a testa ogni settimana.

In Italia, ogni anno vengono sprecati 14,1 miliardi di euro di cibo, corrispondenti a oltre 6 etti a testa ogni settimana. Un problema che si aggrava di anno in anno, portando a uno spreco di 88,2 grammi di cibo al giorno per persona, pari a 617,9 grammi a settimana. Questi dati sono emersi dal Rapporto «Il caso Italia» 2025 dell’Osservatorio Waste Watcher International, elaborato da Ipsos/Università di Bologna. Il problema dello spreco alimentare coinvolge tutta la filiera produttiva, commerciale e domestica, con cibi che potrebbero essere consumati ma finiscono nel cestino.
Lo spreco alimentare in Italia: un problema crescente
Ogni anno in Italia vengono buttati nel secchio della spazzatura 14,1 miliardi di euro di cibo, equivalenti a oltre 6 etti di cibo a testa ogni settimana. Questo enorme spreco sembra non conoscere fine e peggiora di anno in anno, entrando direttamente nelle case degli italiani fino sulle loro tavole. Ogni giorno vengono gettati via 88,2 grammi di cibo a testa, arrivando a 617,9 grammi a settimana. Un dato preoccupante considerando che solo un anno prima il dato era di circa 566,3 grammi a settimana.
Le stime sopracitate provengono dal Rapporto «Il caso Italia» 2025 dell’Osservatorio Waste Watcher International, elaborato da Ipsos e dall’Università di Bologna. Queste cifre sono presentate in occasione della 12° Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, che si tiene domani. Quando parliamo di spreco alimentare ci riferiamo agli alimenti che potrebbero essere consumati ma che, a causa di varie inefficienze lungo la filiera produttiva, commerciale e domestica, finiscono invece nel cestino.
Il problema dello spreco alimentare in Italia sembra essere una tendenza in costante crescita, nonostante gli sforzi per sensibilizzare la popolazione sull’importanza della riduzione degli sprechi. Questa pratica non solo ha importanti implicazioni economiche, considerando il valore degli alimenti buttati, ma anche conseguenze sull’ambiente e sulle risorse naturali.
È necessario un cambio di mentalità e un impegno collettivo per ridurre lo spreco alimentare in Italia, adottando comportamenti consapevoli e pratiche sostenibili lungo tutta la catena alimentare. Solo attraverso un maggiore senso di responsabilità e un utilizzo oculato delle risorse possiamo contrastare efficacemente questo fenomeno e promuovere una cultura del consumo consapevole e dell’utilizzo ottimale degli alimenti.
Lo spreco alimentare in Italia: una situazione preoccupante
Ogni anno in Italia vengono buttati nel secchio della spazzatura 14,1 miliardi di euro di cibo. Oltre 6 etti di cibo a testa, ogni settimana. Uno spreco senza fine che peggiora di anno in anno ed entra nelle case degli italiani fin sulle tavole. Ogni giorno, infatti, in Italia vengono gettati via 88,2 grammi di cibo a testa, pari a 617,9 a settimana: un dato cresciuto negli ultimi 12 mesi visto che nel 2024 venivano sprecati circa 566,3 grammi a settimana.
Queste stime arrivano dal Rapporto «Il caso Italia» 2025 dell’Osservatorio Waste Watcher International, elaborazione Ipsos/Università di Bologna, in occasione della 12° Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, che si celebra domani. Quando si parla di spreco ci si riferisce ad alimenti che potrebbero essere mangiati ma che, durante tutta la filiera produttiva, commerciale e domestica, vengono cestinati.
La situazione è particolarmente preoccupante perché non solo si tratta di uno spreco di risorse economiche enormi, ma anche di un problema ambientale. Il cibo che viene sprecato genera un notevole impatto sull’ambiente, contribuendo alla produzione di gas serra e al degrado del nostro pianeta.
È fondamentale sensibilizzare la popolazione sull’importanza di combattere lo spreco alimentare, adottando comportamenti responsabili e attuando politiche a livello nazionale che promuovano la riduzione degli sprechi lungo tutta la catena produttiva. Solo così potremo invertire questa tendenza e garantire un futuro sostenibile per le prossime generazioni.
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