Pulcini tritati vivi come scarti: come fermare questa pratica

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Se ne parla poco se non quando si vedono servizi in Tv che trattano l’atroce fine dei pulcini maschi “inutili” che vengono eliminati e tritati vivi nelle fabbriche di uova, una pratica crudele che tratta degli esseri viventi come degli scarti inanimati e nonostante le denunce nulla si muove per fermare questo massacro quotidiano.

I numeri del massacro

Circa nove miliardi di pulcini l’anno vengono tritati VIVI nelle fabbriche di uova in quanto ‘inutili’ (non potranno mai produrre nemmeno un uovo in quanto maschi e non sono della stessa razza impiegata per i polli ‘da carne’).  I pulcini vengono macellati vivi! Gli animalisti e gli attivisti chiedono a gran voce che questa pratica venga vietata. Un procedimento crudele e doloroso come quello di spezzare le zampe ai polli per caricarli sul camion ovvero per qualsiasi altro motivo.

Torturate anche le galline in gabbia e i polli da ingrasso

 

Gli operatori del settore sono soliti spezzare le zampe ai polli all’atto di caricarli sui camion, così da stiparne di più (un pollo in piedi occupa il doppio di spazio di un pollo ripiegato su se stesso).

Per non parlare della condizione delle galline costrette a vivere (fino a gruppi di quattro) in gabbie delle dimensioni di un foglio A3. Le loro ali si atrofizzano a causa dell’immobilità forzata; crescendo a contatto della griglia di ferro della pavimentazione, le loro zampe diventano deformi. Per aumentare il profitto, molti allevatori usano razze manipolate geneticamente, destinate a soffrire ulteriormente, a causa di dolorosi disturbi ossei e difetti della spina dorsale.

Ai pulcini femmina viene tagliato il becco per impedire loro di beccare rovinando la carne da vendere. Questa procedura, che comporta il taglio di tessuti teneri simili alla carne che gli umani hanno sotto le unghie, è così dolorosa che molti pulcini muoiono per lo shock. Inoltre, questa operazione lascia spesso scoperti i terminali nervosi presenti nel becco, determinando così un dolore continuo per tutta la vita dell’animale.

I polli da ingrasso sono tenuti liberi in capannoni affollatissimi, per ogni animale lo spazio disponibile è di 20-30 cm quadrati. In 38 giorni gli animali raggiungono il peso ottimale per la vendita, un peso enorme raggiunto in troppo poco tempo, così che la struttura ossea non riesce a rinforzarsi a sufficienza per reggerlo.

I polli “da carne” non godono certo di un trattamento migliore: sono allevati in capannoni affollatissimi, fino a 10-15 polli per metro quadrato, sotto la luce sempre accesa, perché crescano in fretta. A 45 giorni vengono ammazzati, mentre in natura potrebbero vivere fino a 7 anni.

Per fermare queste pratiche è stata creata una petizione on line STOP PULCINI NEL TRITACARNE: https://www.change.org/p/stop-pulcini-nel-tritacarne-fermiamo-il-tritacarne-con-una-firma

Cosa prevede la legge

Intorno al 1970 si iniziò ad affiancare alle esigenze del mercato e della salute pubblica, la preoccupazione per le sofferenze provate dagli animali nel momento del loro abbattimento.

Un passo decisivo a riguardo fu compiuto dalla legge 2 agosto 1978, n. 439, in attuazione della direttiva CEE n. 577 del 1974, relativa allo stordimento degli animali prima della macellazione. Viene fatto per la prima volta riferimento alla sofferenza degli animali stabilendo che «la macellazione degli animali della specie bovina, bufalina, equina (cavalli, asini, muli e bardotti), suina, ovina e caprina deve essere immediatamente preceduta da misure atte ad assicurare lo stordimento degli stessi.

Per stordimento si intende un procedimento effettuato per mezzo di uno strumento meccanico, dell’elettricità o dell’anestesia con il gas, senza ripercussioni sulla salubrità delle carni e delle frattaglie e che, applicato all’animale, provochi nello stesso uno stato di incoscienza che persista fino alla macellazione, evitando comunque ogni sofferenza inutile agli animali».

L’anno seguente, il Consiglio d’Europa ha redatto la Convenzione sugli animali da macello, in cui viene collegata l’esigenza di assicurare la protezione degli animali destinati all’abbattimento con quella relativa ad evitare che la paura, la tensione, i dolori e le sofferenze degli animali influenzino negativamente la qualità della carne.

Cosa prevede la convenzione

Detta Convenzione non si occupa solo dell’abbattimento, ma prende in considerazione gli ultimi istanti dell’esistenza dell’animale, dal momento in cui viene scaricato dal mezzo che lo ha condotto al macello, fino alla macellazione vera e propria. Non viene fatto un espresso riferimento al benessere degli animali, ma in più articoli rileva la necessità che tutte le operazioni che conducono alla morte dell’animale debbano essere effettuate nel rispetto dello stesso, in modo da evitarne il più possibile ogni sofferenza.

Lo stordimento viene effettuato attraverso shock traumatico nei bovini, equini ed ovini e attraverso elettronarcosi nei suini.

Nell’elettronarcosi la corrente elettrica provoca perdita della sensibilità e della coscienza a livello cerebrale sul talamo, in modo tale che i segnali dolorifici non arrivino alla corteccia e contemporaneamente agendo sulla formazione reticolare ascendente, responsabile dello stato di coscienza. Questo sistema ha però degli inconvenienti, determinando sulla carne “petecchie emorragiche”, vengono perciò usati bassi voltaggi che non assicurano una sufficiente perdita di conoscenza.

Gli elettrodi vengono posti sulle tempie dei suini, dopodiché l’animale viene sollevato per una zampa posteriore e quindi giugulato (si ricordi infatti che la macellazione viene effettuata attraverso la recisione dei vasi sanguigni della gola con interruzione del flusso sanguigno alla testa).

Attualmente la Convenzione non ha disciplinato lo stordimento preventivo per polli e conigli e che pertanto queste creature sono ancora più alla mercé negli allevamenti e macelli.

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